Una lettura de I Viali (di G. D’Andrea)

Letture: re-interpretare il mondo attraverso i testi: “I viali” di Gabriel Del Sarto, ed. Atelier, 2003 (15/09/2004)… ecco la materia torna “grassa” nella sottigliezza lirica di uno dei migliori componimenti del libro; in L’amore, infatti, si concentra la forza “impressiva” di Del Sarto, il frangente etico si gonfia come sospinto da quel “vento nuovo” che dalle “dolci rifrazioni” ci porta dritto al cuore della nostra essenza, in quella ignoranza tenace che riscopre, nella consapevolezza del “nostro morire lentissimo delle fibre”, la cecità d’amore che consolida il gesto della procreazione. Siamo fuori dalla liricità sognante, entriamo nella trama mantenendo la memoria del grembo, trattenendo gli odori.Mi chiedo come rompere l’attesa amorosa che ci strema nelle fibre e trovo subito la risposta inquell’infanzia che lascia “immacolati, i nostri perché”; il senso si re-inventa in questa assenza, occorre l’agire infantile, un gusto antico, d’origine, per rimpolpare le parole, questo il segnale che Del Sarto ci invita a seguire e morbidamente.Non oso parlare di messaggio metafisico, si tratta più umilmente di una coltura nuova, per quantooriginaria, della “piccola vite” nelle nostre giunture che dovrebbe guidare il nostro cammino. L’etica del linguaggio diventa vita modesta, colta al margine, estrema come “i piccoli che corrono per il primo bacio”.Altezza del sentimento basso, umorale, che porta gli stemmi  carnali  di una caduta, le “cicatrici neuronali […] di un cosmo di cui serbare luce” immaginando la speranza che questa luce umana ci sostenga nell’equilibrio imperfetto dei nostri contatti, noi “traiettorie e relitti”, viaggiatori o polveri migranti dal buio al buio…

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