Un articolo di Matteo Fantuzzi, trovato su Strisciarossa, che lega i miei sonetti a una posizione politica inclusiva. Sapendo come sarebbero finite le elezioni…
La campagna elettorale, si sa, è qualcosa di meraviglioso: mentre dovremmo usare il modo di portare le nostre menti più illuminate all’interno del Parlamento per discutere (ad esempio) della crisi economica, dei conflitti bellici a pochi passi da casa nostre, delle bollette di luce e gas sempre più alte che portano i nostri esercizi di prossimità a chiudere, del conseguente aumento delle materie prime che sta portando in ginocchio buona parte delle famiglie italiane… in tutto questo qualcuno trova il tempo per concentrarsi, bontà sua, su un cartone animato.
Peppa Pig, Lincoln Loud e Fratelli d’Italia
E’ il responsabile cultura di Fratelli d’Italia che si accorge solo adesso della presenza del personaggio di Penny Polar Bearall’interno del celeberrimo Peppa Pig. Penny Polar Bear è a scuola con la maialina e un giorno in classe disegna la propria famiglia seduta nella propria cucina intenta a mangiare spaghetti. Penny Polar Bear, dice, vive con la sua mamma e l’altra sua mamma (così si presenta alla classe): una è un dottore e l’altra cucina spaghetti. Apriti cielo. Viene intimato alla Rai di non trasmettere l’episodio, ad oggi non ancora andato in onda sul canale tematico Rai Yoyo, destinato a un pubblico all’incirca tra i 4 e i 7 anni.
Richiesta folle, nessun elemento disturbante, nessun punto di vista deviato: una famiglia mangia spaghetti. Ma se questa e le altre persone trascorressero un poco di tempo con i loro piccoli cari probabilmente non si sarebbero sorpresi così tanto, perché da molti anni un cartone racconta una famiglia simile. Sono Howard e Harold McBrideche compaiono nella serie di Nickelodeon The Loud House, in Italia tradotta come “A casa dei Loud”. Sono i genitori (gentili, sorridenti, amorevoli) di Clyde, il migliore amico di Lincoln Loud, protagonista del cartone: sono due papà e uno dei due è “addirittura” di colore. Apriti cielo.
“Sonetti bianchi”: tra inclusione ed esclusione
In questa memorabile campagna elettorale dovremmo forse lanciare un segnale e decidere se vogliamo sostenere chi vuole includere o chi vuole escludere. Perché se decidiamo che solo un tipo di identità e una sorta di perfezione ideale è valida, allora chiunque si distacca da questa narrazione e da questa identità deve essere perseguito. E non è semplice andare contro una società ipocrita e perbenista fatta di virtù pubblica (e magari altro nel privato), ma è possibile se si decide di includere ancora una volta lo “straniero” inteso come estraneo, cioè lateralmente qualcosa di differente da quello che si è, per identità, colore della pelle, orientamento, religione, fino alle condizioni fisiche e di salute.
E in questo senso credo che sia splendido concludere con questa prosa poetica contenuta nell’ultimo libro di Gabriel Del Sarto, Sonetti bianchi. In questo libro l’autore accoglie (nel senso lato del termine) un figlio, Giona, che aveva due possibili destini, non nascere o essere considerato speciale. Essere considerato. Da una società orientata verso la “normalità” e che non considera tutta una serie di persone che per mille motivi vivono in maniera differente e che non per questo hanno meno bisogno di quella serenità di fondo che dovrebbe essere alla base di ogni nostra convivenza.
[[[ Una prospettiva di vita con te. Ci ho pensato la prima volta quando avevi due mesi. Un tramonto di settembre, la vista dalla porta-finestra del terrazzo sulla vallata arrossata. Ti fissavo tenendoti stretto a me, una specie di fascia-marsupio. C’era una musica e roteavo nella stanza. Anche tu, ne sono ancora convinto, mentre mi fissavi ti sei commosso, forse a causa di quei neuroni che si attivano per imitazione. Pensai: ho sempre molte cose da fare, due o tre lavori per riuscire a tirar su gli altri e adesso anche te, le mie vicissitudini e qualche altro progetto effimero. Ci stavo girando attorno. Sapevo e so che tutto nasce quando provi a immaginare il futuro, il mondo fra pochi anni, un decennio o poco più. Il 2030 appare lontano e buio. Tu, Giona, ci sarai? Sarebbe importante saperlo mentre immagino allevamenti di cellule bioniche, l’industria delle nanotecnologie, gli innesti che potenzieranno i più ricchi di noi senza dolore. Sì, sarebbe importante mentre osservo con sgomento il presente di una guerra carsica, che ogni tanto appare in superficie nella forma di guerriglie regionali improvvise, causate da un dio o da giacimenti di litio, dai mercati o da rivendicazioni piccolo-nazionalistiche. Episodi di un conflitto su vasta scala.
Ti lancio qualcosa, sembra un grido senza voce, sembra un’onda senza ragione.
Ti lancio qualcosa, non è di metallo e ha un sapore sconosciuto, una natura cosmica.]]]
Ecco oggi come sempre il problema non è la definizione di normalità, ma quello che anche politicamente si decide di portare avanti, inclusione o esclusione. Anche su questo saremo portati a decidere in questi giorni.
Gabriel Del Sarto, Sonetti bianchi, L’arcolaio 2022.